A chi non è mai successo di capire una cosa per un'altra, di fraintendere, insomma di prendere fischi per fiaschi?
A chi non è successo di interpretare in maniera errata le intenzioni di una persona, i suoi gesti, equivocarne le parole e magari finire in situazioni spiacevoli o imbarazzanti?
Anni fa la Vita decise che era giunto per me il momento di fare una specie di ricapitolazione delle mie principali relazioni amorose e in una settimana mi costrinse a rivedere di nuovo, più o meno per caso, quattro ex.
Che poi, detto tra noi, quella "x" della parola ex, sembra proprio una chiara indicazione: ci hai fatto una croce sopra e ci sarà un perché o no?
Ne avevo incontrati tre, in pochissimi giorni, nei luoghi più inaspettati e, frastornata dagli eventi, stavo valutando seriamente l'ipotesi di chiudermi in casa in attesa di tempi migliori (di sicuro c'era un transito di Mercurio retrogrado a mia insaputa...). Invece l'operazione "Cataloga il conosciuto per andare felice verso ciò che non conosci" noin era mica finita! Infatti ricevetti a sorpresa la telefonata del quarto ex, col quale la storia si era conclusa da poco e che aveva ancora un discreto ascendente su di me.
Tombola!
Ho vinto qualcheccosa?
La mia ormai leggendaria tendenza all'autodistruzione mi spinse ad accettare il suo invito e cosi, la sera dopo, uscimmo a mangiare una pizza.
Durante la cena riuscii a sostenere la conversazione, più o meno brillantemente, dirottandola verso gli argomenti dove mi sentivo più al sicuro, consapevole però che nel frattempo ne erano rimasti solo due e cioè: il SUO lavoro e il SUO sport preferito. Lui parlava e io non ascoltavo nulla di quello che diceva, presa com'ero a zittire le mie voci interiori, le quali, vigliacche, per una volta si trovavano tutte d'accordo, al punto che avevano pure organizzato una manifestazione di protesta contro di me. Le vedevo marciare in corteo. Urlavano e tenevano in mano dei cartelli con su scritto "Basta!", "Con questo, in pizzeria, mandaci tua zia!", "Masochista, vai dall'analista"!
Persa in queste immagini, dopo mezz'ora di monologo, dall'espressione perplessa della sua faccia, mi resi conto di star perdendo colpi: i miei "m-mmh..." e "a-haa..." erano nettamente in asincrono rispetto alle sue parole.
L'importanza di essere centrati era un concetto lontanissimo per me che, in quel momento, volevo solo mettere fine alla serata. Cosi, invece di respirare, di radicarmi, di diventare l'osservatrice di me stessa, di essere una testimone di presenza, insomma invece di non fare un cazzo, per uscire dall'imbarazzo (rime come se piovesse!), pronunciai questa frase: "Su via, raccontami qualcosa di frivolo!"
Lui, irritato per essere stato interrotto, con sguardo interrogativo rispose: "Chi è Frivolo?".
Noooooooo! Non poteva dire sul serio... doveva per forza essere una battuta...! Io con lui c'ero stata tre anni! Mica bruscolini....!
Per dargli un'altra chance (e soprattutto per darla all'immagine che avevo di me) replicai, staccando bene le parole l'una dall'altra, come avrei fatto con uno che non capiva la mia lingua: "Ma su dai...intendevo QUALCOSA (pausa) DI (pausa) FRIVOLO!!"
E lui: "Si, si, ho capito! Ma io, questo Frivolo, non so chi sia".
Frivolo, forse il cugino salottiero e un po' superficiale dei sette nani, restitui un senso alla mia serata ed io tornai a casa (continuando a ridere al pensiero di come avevo scoperto della sua "esistenza"), con la mia identità fortemente rafforzata.
Succede a tutti di idealizzare qualcuno. Quando siamo piccoli lo facciamo coi cantanti o gli attori. Li ammiriamo e pensiamo che siano in ogni ambito della loro vita così come li vediamo noi.
Poi lo facciamo con le persone che ci piacciono. Proiettiamo su di loro una serie di qualità che magari non hanno ma che vorremmo avessero e spesso ci innamoriamo di un'immagine, che potrebbe essere anche parecchio distante da quello che l'altro è in realtà, ma in quel momento ci serve sia così.
Quando la "fase acuta" finisce potremmo restare delusi, se ci eravamo molto illusi (una rima tira l'altra) oppure potremmo scoprire di riuscire ad accogliere chi ci troviamo di fronte per quello che è. Cosa che, in fondo, desideriamo succeda anche a noi.
PS. Il Quarto non l'ho più visto.