Avevo letto da qualche parte che c'erano due ginkgo biloba secolari in un parco vicino a casa di Tezla e così, a metà novembre, io e lui siamo andati a "conoscerli".
Il mattino grigio che avevamo scelto era uno sfondo perfetto per amplificare lo spettacolo: i magnifici alberi, nel pieno del loro splendore dorato, sembravano venire da un sogno.
Le chiome erano ancora cariche di foglie che, come ventagli di altri tempi, tremolavano ad ogni piccolo soffio di vento. Quando qualcuna si staccava, la seguivamo con sguardo incantato raggiungere terra e scomparire nel magico tappeto giallo creato da quelle cadute prima di lei.
Ne ho prese un paio da portarmi via, memore di una poesia di Goethe che parla delle foglie bilobate del ginkgo come metafora di unione degli opposti.
Tornando verso la macchina, poco prima di uscire dal parco, sono inciampata in qualcosa. Era un dinosauro arancione di plastica, un giocattolo. Sensibile ai "ritrovamenti seriali" l'ho messo in borsa, consapevole di averne a casa un altro, molto più piccolo, raccolto mesi prima da sotto lo sgabello del bar di un aeroporto, dov'ero seduta in attesa del mio volo.
"Ma tu guarda e ora? Che cosa vorranno mai dirmi questi dinosauri?" ragionavo a voce alta mentre Tezla, occhi al cielo, rispondeva: "Che sono estinti, fine della storia".
Sembravamo i personaggi del cartone "L'era glaciale". Io nella parte di Diego quando dice: "Non sei un esperto nel seguire le tracce vero?" e lui in quella di Sid che conclude: "Ehi, sono un bradipo, vedo un albero, mangio la foglia, fine della traccia".
Non mi sono arresa e nelle settimane successive ho cercato notizie sul ginkgo biloba, sperando in una qualche intuizione. Ho scoperto così che questa pianta è comparsa sulla terra nel Paleozoico, più di 200 milioni di anni fa ed è sopravvissuta a tutto arrivando fino a noi. Anzi, pare proprio che se non avesse incontrato l'essere umano, che l'ha salvata e diffusa, forse non ci sarebbe più.
Testimone della nostra storia su questo pianeta, ha visto i dinosauri e il fatto di averne trovato uno, anche se finto, nei paraggi dei due ginkgo quel giorno, mi ha fatto riflettere....se non altro su ciò che si sta estinguendo attualmente nella mia vita e su ciò che sopravviverà.
Non si cresce senza perdere qualcosa.
Ma quanto è sorprendente trovare una cosa per caso mentre ne stai cercando un'altra?
C'è una parola che indica tale evento: SERENDIPITY. È stata coniata da uno scrittore inglese, Horace Walpole, verso la metà del 1700.
Ogni volta che sento questo termine, mi viene in mente un fatto successo a dicembre di qualche anno fa.
Stavo addobbando casa per le feste natalizie quando mio figlio, in un impeto di bontà, mi chiese di aiutarlo a fare una sorpresa a sua sorella, che sarebbe tornata a giorni per le vacanze dalla città dove frequentava l'università. Dal momento che lei adorava "la magia del Natale", lui voleva riempirle la camera di lucine.
Ne servivano tante e pensammo di chiedere ai miei genitori di poter rovistare nella loro soffitta, alla ricerca di qualche serie di luci inutilizzata.
Le soffitte sono contenitori di sentimenti coperti di polvere. Luoghi in cui muoversi con estrema delicatezza.
Non mi capacito ancora oggi del perche' la mia attenzione venne immediatamente catturata da una vecchissima cassa di legno. Era lì dai tempi della mia infanzia ma chissà come mai, proprio quel pomeriggio, decisi di guardare cosa ci fosse dentro e provai ad aprirla.
"No dai mamma, lascia perdere, troviamo le lucine e andiamocene" premeva mio figlio spazientito. "Aspetta, ecco ce l'ho fatta! Si è aperta!" esclamavo io tirando su il coperchio e subito dopo "Ma che cazz...?????? Che roba è? Ohmmiodio!".
Entrambi, incapaci di dare un senso a quello che vedevamo, fissavamo attoniti il contenuto della cassa: un PACCHETTO REGALO con tanto di fiocco!!!!!
A BIG SURPRISE!!!!!!
"Scartiamolo",
"Ma fatti i cavoli tuoi mamma, magari ce l'hanno nascosto i nonni",
"Seee figurati, Babbo Natale non esiste più per nessuno da aaaaannni. Io l'ho trovato e io lo apro".
Così, incurante della totale disapprovazione di mio figlio, strappai la carta e tirai fuori un coniglietto di peluche e una scatola di cioccolatini. Data di scadenza 2003. DUEMILATRE! E noi eravamo nel 2018!
Io e il coniglietto ci fissavano increduli. Era rinchiuso nella cassa da quasi 15 anni!
"Ehilà!! Sono la tua salvatrice, ti ho liberato!",
"Mamma falla finita, richiudi la cassa e andiamo via",
"E che ci facciamo con lui?",
"Lo portiamo a casa e ciao. Lo tengo io".
Fuggimmo col malloppo come due bambini che avevano fatto una marachella, dimenticandoci del resto.
Qualche giorno dopo mio padre mi telefonò e, con voce imbarazzata, mi chiese se peeer casooooo mentre cercavamo le serie di luci nella sua soffitta, avessimo aperto una vecchia cassa di legno.
TANA PER NOI. Ci aveva scoperto!!!!!!
Confessai all'istante sperando in uno sconto della pena. In fondo eravamo quasi a Natale!
In realtà, divertito dalla faccenda, mi raccontò di essersi accorto che qualcuno aveva aperto la cassa (io ho un padre della Vergine, si sappia) e di come fosse rimasto scioccato nel trovarci dentro solo la carta strappata di un certo pacchetto, che proprio lui ci aveva messo senza sapere neppure cosa contenesse.
Ecco la storia.
Tanti anni prima, presumibilmente ai tempi delle medie, mio figlio aveva chiesto a mio padre di conservare un regalino che, abbiamo ipotizzato, fosse stato pensato per una qualche sua compagna di classe. Il mio babbo, persona d'onore, lo aveva nascosto nella ormai famosa cassa in soffitta. Lì sarebbe stato al sicuro, lontano da occhi indiscreti, fino al momento in cui mio figlio glielo avesse richiesto per consegnarlo alla destinataria.
Questa cosa non è mai avvenuta.
Nessuna ragazzina fu reputata degna di ricevere cotanto regalo?
Ma la magia esiste e, anni e anni dopo, ecco che lo smemorato mittente (mio figlio giura di non ricordarsi nulla di nulla), ignorando il luogo che il nonno aveva scelto per custodirlo, ricapita nelle vicinanze del pacchetto.
Con lui però c'è sua madre, cioè io, che "si accorge" del richiamo del coniglio e lo libera.
Che tipo di segnali avrà emesso non si sa, fatto sta che li ho sentiti e....ho evitato la sua estinzione.
A tutt'oggi vive felice su una mensola.
Perdiamo tante cose vivendo, alcune le lasciamo andare spontaneamente, altre se ne vanno contro la nostra volontà, altre ancora le dimentichiamo. Sarebbe bello non perdessimo mai l'amore per noi stessi.
Sarebbe bello che questa capacità non si estinguesse come i dinosauri.
Sarebbe bello fosse resistente come un albero di ginkgo e dolce come un coniglio di peluche.