Si dice che l'unico modo per ritrovarsi sia perdersi. Io ho le prove.
Qualche settimana fa riflettevo con un gruppo di amiche sugli schemi comportamentali che mettiamo in atto, in modo automatico, nelle nostre vite ed Ester ha proposto a tutte un esercizio che aveva letto su un libro.
Facendo leva sull'ironia, dovevamo dare un nome in rima alle parti di noi che entrano in azione in modo inconsapevole, cosi da riconoscerle, instaurarci un dialogo e comprendere se e come ci vincolano.
Quando è stato il mio turno, la prima che mi è venuta in mente l'ho chiamata "Eleonora la controllora". Lei è quella parte di me che vuole tenere tutto sotto controllo proprio perché ha paura di perderlo.
A pensarci bene, questo personaggio non sempre è un ostacolo. A volte è di aiuto per la mia esperienza nel mondo; ad esempio, le devo la mia buona capacità di orientamento. È difficile che io mi perda e infatti, quando succede ho difficoltà a gestire il senso di smarrimento che mi pervade.
L'altro giorno è venuto a trovarmi il mio amico Tezla e io ho deciso di portarlo a fare un giro sulle colline, a qualche kilometro da casa mia. La meta era un castello da cui si gode una vista spettacolare.
La strada nell'ultimo tratto è sconnessa, per questo abbiamo parcheggiato la sua macchina da una parte e proseguito a piedi. "Eleonora la controllora" stava di sicuro facendo un pisolino, sennò col cavolo che mi permetteva di lasciare la borsa nel baule dell'auto come invece ho fatto!
Siamo tornati dalla nostra piccola escursione pieni di bellezza ma qualcuno, improvvisamente, ha preso il telecomando della mia vita, ha cambiato canale proprio nel bel mezzo del film che stavo guardando e l'ha buttato via.
OHHHHHH!! "Qualcuno" ma che fai?? RIDAMMI IMMEDIATAMENTE IL TELECOMANDO!! Voglio continuare a vedere il mio film preferito!
Le immagini che scorrevano sul nuovo canale erano invece quelle di un altro film molto meno divertente, dove il protagonista maschile, che assomigliava in modo inquietante a Tezla, scopriva che un finestrino della macchina era rotto e la protagonista femminile, uguale uguale a me, apriva il baule e la sua borsa non c'era più.
Entrambi erano increduli. E anche noi lo eravamo.
Disastro.
Spiazzati dalla situazione abbiamo cercato di mantenere un minimo di centratura mettendo in fila le cose da fare ma, a parte ripulire l'interno dell'auto dai frammenti di vetro e chiamare il numero verde per bloccare il bancomat e la carta di credito, il resto, vista l'ora, dovevamo rimandarlo alla mattina dopo.
Cosi, recuperate le chiavi di scorta, siamo rientrati a casa mia per cenare.
A questo punto della storia, cosa mai decideranno di fare uno che ha subito un danno alla macchina e una a cui hanno appena rubato la borsa?
Quei due, a dispetto delle circostanze, aprono un maxibottiglione di spumante francese conservato da mesi per un'occasione speciale (non proprio quella che avevo pensato) e si impegnano in una serie di brindisi tanto fantasiosi quanto bizzarri.
Questa cosa apparentemente fuori luogo ha riportato alla mia mente, nei giorni seguenti un brano di un libro di Zeland che mi aveva molto colpito quando l'avevo letto. L'autore spiegava che l'abitudine a reagire in modo negativo a circostanze fastidiose innesca un meccanismo deleterio. Per porre fine a questo circolo vizioso proponeva un gioco originale di sostituzione delle sensazioni. Ad esempio al posto della paura manifestare sicurezza, invece dello sconforto provare ad esprimere entusiasmo ecc.
Non voglio dire che noi l'abbiamo fatto con cognizione di causa ma, anche se ci avesse semplicemente mosso il desiderio di alleggerire la giornata stordendoci un po', mi piace credere di aver contribuito con questo gesto al susseguirsi degli eventi.
Ad un certo punto del pomeriggio seguente al furto ho ricevuto la telefonata del compagno della mia amica Ester.
F: "Ciao Manlio dimmi"
M: "Ehi ciao! Senti maaaaa... tu sei solita buttare le borse nei fossi?"
NON CI POTEVO CREDERE! Voleva forse farmi capire di aver ritrovato il telecom####... ehmmm, no... la borsa?
E così ha raccontato, facendosi largo tra le mie urla di gioia, di essere uscito a fare un giro in bici e di aver visto una borsa da donna spuntare da un fosso a lato della strada. Si era fermato e aveva raccolto le cose sparse li intorno, per poi scoprire, leggendo il nome sulla carta d'identità, che la proprietaria ero io.
Un miracolo!
Nella borsa c'era TUTTO (a parte i pochi spicci che avevo nel borsello), compreso il libro che mi aveva prestato tempo prima proprio Ester.
La mia identità era salva. Niente più documento e patente da rifare. Niente più serratura del portone da cambiare ma soprattutto ero entusiasta per l'incredibile sincronicità che la borsa fosse stata ritrovata proprio da un mio amico che in più era ignaro del fatto che me l'avessero rubata.
Manlio, passato direttamente alla categoria dei supereroi, era colpito quanto noi da questa storia.
La sera a cena io e Tezla abbiamo finito il maxibottiglione di spumante francese.
Ecco perché era così grosso! Chi se lo immaginava, quando me l'hanno regalato, che doveva servire per ben due occasioni speciali!
Questa esperienza mi ha fatto pensare che la vita non sia deterministica e qualsiasi risultato è sempre possibile al di là della situazione o da quello che può essere avvenuto in passato in eventi simili.
Se non crediamo che tutto possa succedere rischiamo di rendere il mondo un posto dove non possa accadere nulla di nuovo, mentre invece finali diversi attendono di potersi manifestare