Giorni di solstizio. Di solstizio con eclissi anulare. Di solstizio con eclissi anulare e novilunio. Di solstizio con eclissi anulare, novilunio e Giove, Saturno, Plutone, Venere, retrogradi.
Diciamolo, vien voglia di nascondersi in una grotta.

Sui social rimbalzano articoli in merito a questo cielo carico di eventi astronomici. Tra i tanti me ne salta all'occhio uno, secondo il quale, per un'errata interpretazione del calendario Maya, il mondo finirà il 21 giugno 2020 e non, come si profetizzava all'epoca, il 21 dicembre 2012.
Come adesso, anche allora ero senza macchina. La mia auto precedente mi aveva abbandonato a inizio mese e ne avevo comprata una nuova. Il caso volle che mi telefonarono dal concessionario per avvisarmi che avrei potuto ritirarla il 20. La stessa data in cui era stata fissata l'udienza per il mio divorzio. Cosi, il giorno prima della presunta Apocalisse, mi ritrovai single e motorizzata a incrociare le dita che il mondo non finisse.
Non successe.

Passano gli anni e le fini del mondo. Io sono di nuovo a piedi da un paio di mesi. In più, proprio oggi, anche Mercurio inverte il cammino e va a far compagnia ai suoi amichetti.
Dicevamo "nascondersi in una grotta"?
Se seguo il consiglio del cielo e guardo indietro posso ricordarne una.

Era il 2017 e la mia amica Elena, creatrice di meraviglie, mi coinvolse nel progetto visionario "Le Signore del Gioco".
Si era ispirata per questo nome al modo in cui le donne perseguitate dall'Inquisizione chiamavano la Dea. La loro Signora.
Se ne deduce che il gioco in questione non potesse essere il Burraco.
Si trattava di "contattare" le principali Dee della mitologia greca, partendo da come ci erano state raccontate nel corso dei secoli, per poi ricercare la loro voce dentro di noi e provare a rinarrarle. Avremmo vissuto un intero fine settimana con altre donne e, grazie ad esperienze di profondo contatto con la natura, ci saremmo messe in ascolto. Alla fine dei 3 giorni, nella condivisione in cerchio, nuovi racconti archetipici potevano prendere vita come arazzi tessuti a più mani.

Il primo appuntamento era programmato per gli inizi di novembre a Saviore dell'Adamello, in Valcamonica. Dovevamo essere una decina di donne ma, una defezione dopo l'altra, rimanemmo in 4: io, Ester, Tereza ed Elena, proprietaria della casa dove avremmo soggiornato.
Partii alla ricerca di Persefone proprio nel periodo in cui nel mito è rapita da Ade.
Avevo un braccio ingessato. Mi ero rotta il polso destro pochissimi giorni prima.

Profumo di minestrone e di legna che ardeva nelle stufe. Noi, sedute per terra nella stanza all'ultimo piano, mettevamo insieme le cose lette su questa Dea nel corso del mese prima e ci scambiavamo riflessioni.
"Io dico che sua mamma era davvero ossessiva con tutto quel cercarla! E la lasciasse andare.... Demetra rifatti una vita!" si accalorava una.
"Per me questa Persefone sembra senza volontà: o è la figlia di sua madre o è la moglie di suo marito... sembra non decidere nulla da sola" aggiungeva un'altra.
Andammo a dormire. Echi delle nostre risate sulle scale.

Il giorno dopo Elena aveva organizzato la visita di una miniera nei dintorni. L'ideona era di fare l'esperienza di scendere nell'oltretomba e se, guarda caso, proprio a pochi kilometri c'è la "Miniera dei morti", vuoi forse non approfittarne?
Avevo acconsentito a partecipare ma, nonostante le rassicurazioni telefoniche ricevute da uno degli speleologi che ci avrebbero accompagnato nella spedizione, ero preoccupata per via del gesso.

A dispetto di quello che avevo immaginato, la mia personale discesa negli inferi, in senso letterale, cominciò parecchio prima del previsto. Praticamente subito dopo aver raggiunto il luogo dell'appuntamento e conosciuto le nostre guide: il percorso per raggiungere l'entrata scendeva lungo il fianco della montagna in mezzo ad un bosco e il terreno era coperto da uno strato di foglie cadute dagli alberi ormai spogli. Tante foglie. Gli scarponi ci affondavano dentro scomparendo. Non vedevo dove mettevo i piedi e avevo solo una mano a disposizione per attaccarmi alle corde che gli speleologi tiravano da un tronco all'altro nei tratti più ripidi. Avevo paura di farmi di nuovo male. Ero stata un'imprudente. Mi veniva da piangere.
"E brava si! Cosa racconterai quando ti porteranno all'ospedale con il gesso rotto e magari una nuova frattura sullo stesso braccio? Dirai che sei scivolata mentre stavi cercando Persefone o mentre cercavi i funghi, come le persone normali?" "Le vedi le facce perplesse degli infermieri che chiamano la Psichiatria?" pensavo atterrita.
Tutte eravamo in difficoltà. Io di più.
Quando arrivammo in fondo ero talmente felice di essere ancora intera che non mi spaventai più di tanto di fronte all'ingresso, nonostante fosse poco più grande dello sportello del forno della mia cucina. Cosi appena uno degli speleologi aprì la griglia di ferro che bloccava l'apertura fui tra le prime a calarmi.
Al di là, le uniche luci erano quelle che avevamo sui caschetti.

I nostri accompagnatori ci condussero nel ventre della montagna attraverso un cunicolo, spiegandoci che la miniera, ormai chiusa,  era in funzione dai tempi dei Romani. I suoni dei nostri passi si confrontavano con il ritmo del gocciolio proveniente dalla volta. Ad un certo punto, di fronte ad un passaggio che richiedeva l'uso dei 4 arti, decidemmo che non avrei potuto proseguire. Sarei rimasta ad aspettare, in compagnia di uno degli speleologi, che il gruppo raggiungesse un laghetto più in basso e tornasse indietro. Mezzora nell'oscurità con uno sconosciuto.
Persefone e Ade de noaltri?
A vederla da fuori la situazione era assurda. Lo era anche da dentro in verità!
Dopo i primi minuti di imbarazzo però, cominciammo a parlare di quando e come lui avesse iniziato a scendere sottoterra da ragazzino. Mi rivelò aneddoti che mi fecero ridere e descrisse in modo davvero avvincente il suo amore per questa dimensione, dove lo spazio e il tempo si dilatano e si rischia di perderne il senso.
Mai avrei pensato di essere "rapita" nel buio dal racconto di una passione!
Quando gli altri tornarono quasi mi dispiacque interrompere il flusso della conversazione ma era il momento di uscire dall'Altrove e risalimmo.

Ogni volta che ripenso a quel fine settimana, non posso fare a meno di sorridere al ricordo di come le idee iniziali che avevamo su Persefone, fossero poi state completamente stravolte dal nostro sentire. Via via che la ricerca andava avanti, la mezza calzetta in balia di chi la voleva vicino a sé nel mondo di sopra o in quello di sotto, aveva lasciato il posto a un'eroina, che seguendo una potente spinta trasformativa, aveva affrontato il viaggio verso l'ignoto alla scoperta di sé.

Nel percorso di crescita personale l'esplorazione dell'Ombra ci porta a scoprire quello che non conosciamo di noi.
Nel regno dell'oscurità si nasconde quello che non ci piace o ci fa stare scomodi ma ci sono anche i nostri tesori: talenti e desideri da recuperare e portare alla luce.
Rendere coscienti questi contenuti e assimilarli può aiutarci a trovare nuovi equilibri e a vivere la vita che vogliamo.
Altro che sciacquetta! Questa Dea che aveva scelto di volere tutto, il sopra e il sotto, mi stava facendo il dono di riuscire a intravedere l'inebriante possibilità di spostarmi da un ruolo all'altro muovendomi tra mondi differenti.

Nel perenne moto di va e vieni, di cicli che si aprono e si chiudono, si ripetono, si incontrano o sono gli uni dentro gli altri, anche il nostro fine settimana termino' e ripartimmo da Saviore per tornare a casa.

Persefone era diventata per sempre una di noi.

 

 

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