Vi annuncio con gioia che il 26 aprile scorso è successa una cosa super: ho partecipato con il mio racconto "La stronza" alla trasmissione "Matteo Caccia racconta" su Radio24 !
Per chi non è riuscito ad ascoltare la puntata e per chi ci è riuscito ma la vuole riascoltare, il link è qui.
C'è stato un tempo in cui la mia amica Tereza voleva andare a lavorare alle Risorse Umane.
Ricordo le fantasie che mi facevo in merito, le prime volte che sentivo parlare di questo ufficio.
LEI si muove danzando nello spazio.
A piedi nudi batte il tempo di un ritmo ancestrale sul parquet della grande sala. Dalle vetrate si vede il bosco.
Non è sola. Balla giocando con altre donne.
Ognuna ha orecchie di volpe che spuntano impertinenti dai capelli.
I pomeriggi dell'estate in cui avevo 12 anni, li trascorrevo giocando a carte con una ragazzina che abitava due case più in là della mia. Sulle scale, all'ombra del portico davanti al suo portone, si svolgevano accanite partite a Briscola o a Scala 40. Chi di noi due perdeva chiedeva subito all'altra la rivincita e così facendo, andavamo avanti per ore, in uno strano clima di competizione cooperativa, dove la vittoria non era mai definitiva. E neppure la sconfitta.
Io credo che sia così anche nella vita.
Non si può dire che il nostro sia stato un colpo di fulmine. Lo definirei semmai un colpo... .al cuore.
Di mestiere faccio la fisioterapista e l’ho conosciuto al lavoro. Si chiamava Ennio.
Un inizio quasi banale per un amore.
Ma io avevo 44 anni e lui 10 mesi.
Non poteva durare.
Nel mezzo di un gelido inverno, per dirla alla Peaky Blinders, esco di casa una mattina per andare al lavoro. Sono tornata la sera prima da una vacanza, durante la quale sono stata cosi bene, che mi costa parecchia fatica rientrare nel quotidiano.
Mi sento come una di quelle tende della Quechua che fece tanto scalpore quando uscì sul mercato. Chi non ricorda la pubblicità in cui veniva lanciata in aria e magicamente si apriva in volo?
Un amico ne comprò una, ma la prima volta che la usammo non riuscì a rinfilarla nell'involucro e tornammo a casa stipandola ancora mezza aperta sui sedili posteriori dell'auto!
Eccomi stamattina. Sono come lei. Occupo più della metà dell'abitacolo della mia vita con la voglia di ripartire subito e non c'è verso di ripiegarmi per rimettermi nella custodia.
Quest'estate ho vissuto un'esperienza illuminante. E no no, non è avvenuta durante un soggiorno in un ashram in India, bensì nel corso di un "banale" week end al mare! Tre semplici giorni con la mia amica Vanessa e la sua cagnolina, una cucciola di pastore che si chiama Polpetta.
"Patrimonio abbandonato" è il titolo di uno splendido libro fotografico di Roman Robroek.
Da quando me l'hanno regalato vive, aperto a caso, sul tavolino della mia sala.
Ogni pagina onora la bellezza degli edifici storici che vi sono fotografati.
Luoghi polverosi e in rovina, che la natura si è ripresa dopo anni di abbandono.
Dimenticati e non per questo meno affascinanti.
Posti che non andrei a visitare ma che catturano la mia immaginazione per il loro carattere onirico.
Roba da Scorpioni insomma!
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